Dipendenza da Internet

Il Dott. Federico Tonioni si occupa di dipendenze da Internet a tempo pieno da ormai 4 anni. Al piano -1 del Policlinico Gemelli di Roma, un’equipe di psicologi e psicoterapeuti insegna alle persone ad arrossire di nuovo e a non averne paura. La dipendenza da Internet (IAD, Internet Addiction Disorder) è una patologia studiata di recente, se ne sa ancora molto poco. Ma è abbastanza diffusa, anche in Italia. L’Ambulatorio è aperto dalle 9 del mattino alle 18 del pomeriggio, organizza terapie di gruppo settimanale per i genitori dei nativi digitali dipendenti dalla rete.

Due ragazzi, visibili di fronte ad una webcam che parlano di amore, di sesso o di qualunque altro fatto personale, non arrossiscono. Sono più di 600 le persone passate dall’ambulatorio del Dott Tonioni, Internet è una miniera di risorse ed è impensabile abbandonarla ora che l’abbiamo scoperta. Per qualcuno, però, può essere difficile ricordarsi che esiste un mondo in superficie.

Videogame online, chat, social network, di cui Facebook è il re indiscusso. Il web rappresenta un mondo parallelo in cui rifugiarsi ed essere qualcun altro senza dovervi investire emotivamente. Oggi si può scrivere a qualcuno che si trova dall’altra parte del mondo rimanendo sdraiati sul proprio letto, dimenticandosi del corpo, del tempo che passa, come se si stesse dirigendo un sogno.

 

Numeri. I ragazzi assuefatti alla rete sono l’80% dell’utenza del Day Hospital di Psichiatria del Gemelli del Gemelli, e per lo più sono di sesso maschile. Il restante 20% sono adulti e nel loro caso, a destare problemi, sono le ore di gioco d’azzardo online e di accesso ai siti porno che arrivano a far perdere il posto di lavoro. Nei casi più acuti i giovani passano fino a 18 ore al giorno di fronte ad uno schermo. Si perde il sonno, la concezione del tempo e dello spazio si dilatano e distorcono. Un gioco da cui è difficile svegliarsi perché Internet non dorme mai, è un flusso continuo, sempre pronto a saziarci con emozioni facili, rapporti puramente “cognitivi” e allo stesso tempo così intimi da scambiarsi inviti sessuali.

 

Quali sono gli effetti di Internet sul comportamento? Le relazioni web, lo dimostrano numerosi studi, aumentano aggressività e disinibizione sessuale. Il web è una finestra sul mondo, un punto di incontro sociale dove si ha l’occasione di avere “Tante occasioni”. Le regole per farlo, tuttavia, sono precise. Bisogna apparire spensierati, vivere con l’acceleratore sempre premuto. “Magari metti due amici fichi, con i muscoli e qualche tatuaggio e delle amiche carine. Come sfondo un bar alla moda che dimostri che sei parte del giro giusto”. spiega lo psicologo. Per le ragazze questo si traduce in vestiti succinti, linguaggio spinto: una presunta“libertà” da costumi e regole che di fatto è un set di regole altrettanto costrittive.

Facebook crea l’attraente “illusione di gestire le emozioni a proprio piacimento”. Certo, basta un semplice gesto per fare il log out. Ma le persone con cui si interagisce, spesso, si incontrano il giorno dopo. A quel punto, le parole scritte il giorno prima, senza pensarci due volte – forti della protezione di uno schermo – acquisiscono concretezza, creano delle aspettative. Se si è protagonisti di azioni di cyberbullismo (e spesso chi è in cura al Gemelli ne è anche vittima, sottolinea Tonioni) e non si vuol perdere la faccia, bisogna dargli seguito nella realtà.

La terapia. “Negli Usa i pazienti sono obbligati a curare una gallina: un animale ipercinetico. Diverso dal computer che è immobile. In Cina sono picchiati, ci sono stati anche due morti. In Olanda li portano a passeggiare nella natura”. Al Gemelli la terapia consiste in due appuntamenti settimanali: una seduta individuale ed una di gruppo. Negli incontri collettivi “si agisce sul sintomo, nel caso degli adulti sono le ore di connessione mentre per gli adolescenti è il rapporto con le emozioni”, spiega l’esperto del Gemelli.

Spesso al gruppo ci si giunge col tempo. I ragazzi che arrivano all’ambulatorio non sanno più gestire il contatto visivo, tantomeno un confronto diretto con più individui della loro età. “Due ragazzini”, racconta, “si sono seduti accanto per diverse sedute senza mai guardarsi ma fissando la psicologa come se fosse uno schermo”. Dopo sei mesi, due di loro giocavano a carte, in attesa di cominciare l’appuntamento.

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