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Cyberbullismo: bulli protetti dallo schermo

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”E’ più facile insultare qualcuno online che dal vivo”. Parola del Professor Tonioni, psichiatra presso l’ospedale Gemelli di Roma e responsabile dell’ambulatorio che si occupa di dipendenza da internet e fenomeni di cyberbullismo. 

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”E’ più facile insultare qualcuno online che dal vivo”. Un profilo, quest’ultimo, nato con le nuove tecnologie. Una pratica che, come spiega il professore, si sta diffondendo anche grazie al fatto che ai bulli sembra più semplice colpire una vittima da dietro uno schermo.

Il bullo di oggi sarebbe comunque stato un bullo di qualche anno fa, il comportamento dei soggetti che agiscono cercando di sovrastare gli altri non è cambiato nel tempo. Quello che è cambiato oggi è la comunicazione: agire online sembra rendere tutto più facile, oltre al fatto che naturalmente diffonde tutto quello che accade rendendolo pubblico.

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Di fronte ad un pc, ad uno schermo, ad un tablet o anche più semplicemente davanti ad uno smartphone tutto si appiattisce.”Il corpo, in un rapporto virtuale, non parla”, spiega il professor Tonioni. Una caratteristica che peggiora l’atteggiamento del bullo che è un individuo già privo di sensi di colpa.

L’esistenza del cyberbullismo ha inevitabilmente cambiato anche la condizione della vittima, rendendola per certi versi più problematica. La persona presa di mira dal prepotente, qualche anno fa poteva decidere di cambiare ambiente per gettarsi tutto alle spalle; sarebbe bastato cambiare scuola nel caso di un ragazzo, casa o luogo di lavoro nel caso di un adulto.

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Oggi, chi viene fatto oggetto di prepotenze via internet difficilmente può cancellare quanto accaduto. Perché oggi tutto sanno tutto di tutti. ‘Nel web – spiega ancora il professor Tonioni – non esiste via di fuga”. Tutti siamo raggiungibili e tutto è visibile. Questo vuol dire che se prima un atto intimidatorio fatto a tu per tu poteva essere conosciuto solo dai protagonisti, bullo e vittima, ora via internet viene diffuso in maniera incontrollabile. ”Chi subisce un atto di bullismo oggi, anche cambiando città, può pensare di essere riconosciuto da chiunque per la diffusione delle immagini che viene fatta con ogni mezzo”, chiarisce il docente universitario.

Il bullo in più trae più visibilità e la vittima si sente maggiormente colpita umiliata davanti a troppe persone.

Tutto amplificato al massimo livello.

Il consiglio dell’esperto è di cercare sempre un dialogo con i ragazzi, parlare con loro, cercare di capire da eventuali cambiamenti di umore o di comportamento se ci siano stati problemi. Un bullo di oggi, è probabilmente una persona che in passato ha subito gli stessi atti che compie.

Come cercare quindi di fare al meglio il lavoro di genitore? ”Bisognerebbe fidarsi dei ragazzi – spiega il professor Tonioni – non controllarli, che invece è il metodo più sbagliato, una disgrazia. Presenza e fiducia”. Già, complicato capire le differenze e gestire le emozioni di un genitore. ”E’ difficile, lo so, ma è l’unico modo per cercare di crescerli senza sbagliare troppo”.

 

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Intervista al Prof. Federico Tonioni. Ecco gli argomenti trattati:

Dipendenza:sintomi di dipendenza da Internet (conosciuti come Internet Addictive Disorders) sono una manifestazione dei problemi che un individuo, più spesso un adolescente, rischia di incontrare nella sua pratica di navigazione in rete.

Cyberbullismo: e’ più facile insultare qualcuno online che dal vivo. Utili consigli per i naviganti.

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Articolo

Le nuove forme di dipendenza (Prof. Tonioni)

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Redazione IProtectYou

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Le nuove forme di dipendenza

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Ciò che i genitori devono sapere

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Cos’è la dipendenza da internet? Qual è il percorso che porta alla dipendenza? Quali atteggiamenti risultano essere più pericolosi nella psicologia di un bambino e di un adolescente? L’associazione Iprotectyou ha intervistato Federico Tonioni, psichiatra presso l’ospedale Gemelli di Roma: i sintomi di dipendenza da internet (conosciuti come internet addictive disorders) sono una manifestazione dei problemi che un individuo, più spesso un adolescente, rischia di incontrare nella sua pratica di navigazione in rete.

 

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Vi siete mai chiesti cosa pensano i vostri figli quando vi vedono sempre con il cellulare in mano? E se un giorno i vostri bambini dovessero stare sempre con lo sguardo sullo smartphone come li convincerete a non farlo, come gli direte che non è una cosa sana se siete voi i primi ad averlo sempre fatto?

Proviamo per un attimo a capire come si possa sentire un bimbo che cerca la nostra attenzione mentre noi siamo intenti a darne troppa ad uno schermo luminoso. Il bimbo che sta crescendo in questo contesto, rischia di essere un bambino con una grave carenza di affetto.

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Le nuove tecnologie aiutano molto l’umanità, è il progresso inevitabile, ma stanno togliendo tanto da altri punti di vista perché, sempre più spesso, sono gestite nel modo sbagliato.

Stiamo – tutti noi adulti ‘tecnologici’ – rischiando di crescere generazioni di bambini che un giorno potrebbero essere un adulto con un disturbo affettivo. Il problema della dipendenza da internet non è solo un problema adolescenziale.

Gli studiosi delle statistiche hanno valutato che attualmente e mediamente, un adulto prende in mano il proprio cellulare, senza motivo, senza quindi che ce ne sia una reale necessità, ogni 3/6 minuti al giorno. Uno sguardo al volo, un occhio buttato su uno schermo che in quel momento non ha nessun ‘bisogno di attenzione’, al contrario di chi sta intorno all’adulto in questione.

Una nuova forma di assenza genitoriale è quella che sta crescendo insieme all’era digitale. Gli studiosi avvisano: ”Un bambino assorbe il comportamento dei genitori già dai primi mesi di vita”. Come spiega il dottor Tonioni, specialista in psichiatria e dipendenze del policlinico Gemelli di Roma : ”I nostri figli assimilano assimilano da noi anche quando sono fuori campo, quando non li vediamo”.

A loro abbiamo inevitabilmente trasmesso un’abitudine malsana difficile da gestire sotto diversi punti di vista. Le persone che dipendono da internet vivono una realtà parallela pericolosa, che si discosta troppo dalla vita reale. O quanto meno, da la sensazione che ci si discosti.

Pensare che una tale dipendenza non sia pericolosa semplicemente perché non si tratta di una droga o di alcool non deve assolutamente attenuare il problema, o far credere che non sia un problema.

La dipendenza da internet provoca delle carenze che rischiano di fare assumere ai ragazzi dei comportamenti pericolosi. ”Le comunicazioni online  – continua a spiegare il dottor Tonioni – creano un appiattimento delle emozioni. Il corpo non parla. La vergogna che si potrebbe provare per una cosa detta male o un comportamento sbagliato avuto difronte ad una persona in carne, non si manifesta davanti ad uno schermo”. E non è difficile capire quanto sia rischiosa una cosa del genere. Niente emozioni, niente vergogna, niente paura. 

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Redazione Iprotectyou

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Pubblicazioni Federico Tonioni

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