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Scuola e telefonino

 

Il cellulare a scuola si, ma con qualche regola.

Cellulare a scuola, sì o no? Alcuni genitori non ci dormono la notte, mettono paletti, trattano con i figli le regole da seguire. Adesso una risposta arriva dagli economisti: se volete che i vostri ragazzi abbiano risultati scolastici migliori, lo smartphone deve rimanere a casa.

Nella maggior parte delle scuole l’uso dei telefoni cel lulari e degli smartphone è vietato perché disturbano lo svolgimento delle lezioni. Tuttavia, oggi anche gli insegnanti più scettici non hanno più obiezioni se gli alunni con lo smartphone trovano una data storica su Wikipedia, usano la calcolatrice, traducono parole, consultano il vocabolario o registrano un dettato. In futuro, le alunne e gli alunni potranno utilizzare i mezzi di comunicazione comunque a loro disposizione in modo intelligente, anche durante le lezioni.

L’abuso dei telefoni cellulari
Un progetto video o fotografico realizzato con i cellulari, per esempio, può eventualmente suggerire alle alunne e agli alunni di riprendere o fotografare delle situazioni critiche? È noto che alcuni alunni utilizzano i telefoni cellulari in modo problematico, in particolar modo la videocamera, per registrare atti di violenza (il cosiddetto «happy slapping»). Spesso le scuole si trovano coinvolte in situazioni simili e devono quindi fare in modo di prevenire la situazione o limitare i danni.

Prevenzione
Per questo motivo è importante svolgere attività di prevenzione, con la consapevolezza che ogni bambino deve in primo luogo acquisire le competenze neces- sarie per l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. Se gli insegnanti affrontano gli aspetti rischiosi connessi all’uso dei cellulari prima che sorgano problemi, le alunne e gli alunni vengono sensibilizzati a questi
temi e possono riconoscere i conflitti legati all’uso di questa tecnologia.

 

Tecnologia che distrae.

Tecnologie che «fanno tante cose diverse», sostengono i ricercatori, hanno un effetto negativo sulla produttività degli studenti. Il multitasking distrae. Non avere lo schermo costantemente sott’occhio, la possibilità di giocherellare sotto il banco, o anche solo la vibrazione del messaggio in arrivo, consent e di concentrarsi di più, con benefici immediati sui risultati.

Docenti e sicurezza in rete

Compito della scuola fornire educazione e informazione, fare prevenzione e intervenire su problematiche che riguardano i ragazzi, per promuovere il loro benesseree. La scuola non è un ente e struttura educativa a sé stante, ma rappresenta la più moderna e contemporanea visione di ogni aspetto di crescita, educazione e cultura.

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Promuovere il benessere dei ragazzi

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Compito della scuola fornire educazione e informazione, fare prevenzione e intervenire su problematiche che riguardano i ragazzi, per promuovere il loro benesseree. La scuola non è un ente e struttura educativa a sé stante, ma rappresenta la più moderna e contemporanea visione di ogni aspetto di crescita, educazione e cultura.

Gli insegnanti hanno quindi una duplice funzione:

     quella di aiutare i ragazzi che si trovano in difficoltà perché oggetto di prevaricazioni online, ma anche intervenire nei confronti

     di chi fa un uso inadeguato della rete e dei cellulari ascoltando eventuali problemi, fornendo consigli;

     quella di sensibilizzare, di dare informazioni ai ragazzi ma anche ai genitori su quelli che sono i rischi della rete nel subire comportamenti o atteggiamenti che danno fastidio, che umiliano, che fanno del male e al contempo di sensibilizzare anche sul rischio che un ragazzo potrebbe correre nel fare delle cose che lui ritiene essere solo degli scherzi o un modo per mettersi in mostra e farsi vedere coraggiosi, ma che in realtà sono dei veri e propri reati. Essere bulli, o usare la rete per denigrare qualcuno, per spiarlo, per controllarlo, non comporta stima e una considerazione vera da parte dei compagni.

 

I compagni vedono, sanno, leggono ma preferiscono non fare niente per pigrizia o perché divertiti, perché non vogliono subire

ritorsioni o perché sottovalutano le conseguenze negative sulla vittima di questi comportamenti.

Lo studente che subisce bullismo online, in ogni sua forma, forse non si rende conto delle conseguenze che questo comporta, e ‘normalizza’ i comportamenti che subisce, o addirittura reagisce a sua volta attaccando in rete o con sms, innescando il ciclo della violenza.

L’apparente distacco e lontananza facilitati dal mezzo informatico permettono una rapidità di pensiero-movimento-azione che non

lascia tempo alla riflessione sul significato delle azioni e l’interazione sociale. Non avendo l’altro di fronte, il proprio comportamento

non subisce condizionamenti legati alla reazione altrui: l’altro non si percepisce e non si vede nell’immediato dell’azione e per questo

il bullismo online si confonde con una forma normalizzata di comunicazione.

 

L’insegnante quindi deve essere per il ragazzo un punto di riferimento sia per poter chiedere consigli, sia per potersi rivolgere se ha

un vero e proprio problema.

 

Gli studenti non si rivolgono agli adulti perché hanno paura di essere ‘puniti’, a casa vedendosi tolto il computer o lo smartphone,

a scuola con una nota o nell’essere ridicolizzati davanti a tutti. I ragazzi devono sapere che l’insegnante conosce il fenomeno, sa che online possono accadere cose spiacevoli e a volte ne è vittima anche lui/lei. L’importante è sapere che c’è una risposta, e che far finta di niente o minimizzare quello che è successo non aiuta, ma può anzi solo peggiorare le cose. è anche importante che l’insegnante faccia capire ai ragazzi che alcuni comportamenti che loro mettono in atto sono considerati anche reati e che un ragazzo che ruba una

foto e la mette online, commette due reati e rischia anche di essere perseguito dalla legge. Il confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è, nell’uso della rete è spesso sottile.

 

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